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Carne alla genovese

Ingredienti

  • 1 Kg di carne: primo taglio di annecchia
  • 100 g di burro
  • 1 dl di olio
  • 75 g di sugna
  • 75 g di lardo
  • 100 g di salami vari e prosciutto
  • 2 carote
  • una costa di sedano
  • 1,250 Kg di cipolle
  • 1 mazzetto
  • 1 cucchiaino di concentrato di pomodoro
  • 2½ dl di vino bianco secco
  • sale
  • pepe

Procedimento

Passare al tritacarne le cipolle, il lardo, le carote, il sedano, gli odori (il mazzetto), il salame, e il prosciutto. Legare il pezzo di carne e mettere tutto in una casseruola col burro, l’olio, la sugna, il pomodoro, il sale, e il pepe.

Coprire e fare cuocere a fuoco bassissimo, rimestando di tanto in tanto. Dopo un’ora e mezza circa, quando ortaggi e cipolle sono cotte, scoprire il tegame e alzare la fiamma per far rosolare la carne e il trito. Quando è ben rosolata, sfumare con il vino in più riprese, aspettando ogni volta che sia evaporato. Allungare con l’acqua se necessario, e cuocere finché la carne è cotta e il trito ridotto in crema.

La salsa deve essere scura e lucida e piuttosto densa. Serve a condire mezzani, maccheroni di zita o riso. La carne va mangiata a parte.


Note

Un taglio di carne adatto è lo scamone (Tafelspitz in Austria).

Glossario

Annecchia: Giovenca che ha compiuto l’anno di età. Si usa anche il manzo.

Mazzetto: piccolo fascio di ortaggi che si usa mettere nel brodo. Anticamente composto da un pezzetto di cipolla, una carota, una costa di sedano, prezzemolo, basilico, maggiorana e piperna.È oggi semplificato con alcuni odori adatti alla pietanza.

Sugna: strutto di maiale.


Source:

Polpette al sugo

Ingredienti

  • olio d’oliva sufficiente a coprire il fondo della padella

per le polpette

  • 300g carne di manzo macinata
  • 200g carne di maiale macinata
  • 1 uovo
  • 50g di formaggio grattugiato, a Sofia piace il pecorino romano, di solito mischio parmigiano e pecorino
  • mollica sminuzzata di un paio di fette di pane bianco, preferibilmente di qualche giorno
  • latte sufficiente ad inzuppare il pane
  • pan grattato per aggiustare composto eventualmente troppo morbido
  • aglio fresco sminuzzato a piacere
  • prezzemolo fresco sminuzzato e/o altre erbe o spezie a piacere
  • sale e pepe quanto basta (polpetta insipida non è buona)
  • opzionale: uno scalogno sminuzzato e saltato in padella

per il sugo

  • 400-500g di salsa, di più se bisogna condire la pasta, e comunque sufficiente a ricoprire le polpette
  • uno spicchio d’aglio
  • un cipollotto, una carota medio-piccola, una costa di sedano, tagliati a cubetti piccoli
  • un mazzetto di odori e una foglia di alloro
  • sale quanto basta

Procedimento

Preparare il sugo e farlo cuocere almeno una mezz’ora prima di aggiungere le polpette.

Togliere lo spicchio d’aglio!

Inzuppare il pane e lasciarlo a bagno una decina di minuti.

Unire tutti gli ingredienti in una ciotola, strizzando bene il pane prima di aggiungerlo.

Impastare strizzando il composto con la mano, ogni volta finché la mano è vuota, e amalgamare bene.

Aggiungere latte o pan grattato per aggiustare la consistenza.

Formare le polpette, riporle su un vassoio. Lasciare riposare le polpette almeno mezz’ora prima di cuocerle. Più a lungo se sono state in frigo.

Coprire il fondo di una padella, meglio di ferro, con l’olio e portare a temperatura medio-alta senza bruciare l’olio, non deve "fumare".

Cuocere le polpette, un po’ alla volta per non abbassare troppo la temperatura, uno o due minuti per lato, e comunque finché hanno quel tipico colore marrone scuro.

Passare direttamente le polpette dalla padella nella pentola con il sugo e lasciar cuocere, sobollire, per almeno mezz’ora ma non più di 40 minuti.

Spegnere, coprire e lasciar riposare almeno un paio d’ore, meglio la notte intera.

Note:

  • La proporzione tra carne di maiale e manzo è circa 1/3 massimo 1/2.
  • Carne di manzo non troppo magra, spalla o coscia, tiene meglio ed è più saporita.
  • Carne di maiale abbastanza grassa, pancia o sottocosta, per ammorbidire e insaporire.
  • Macinatura media, non troppo fine. La polpetta è rugosa. Anche qui a gusto personale.
  • Effettivamente, le polpette leggermente infarinate dovrebbero aiutare la cottura in padella. Io non lo faccio perché le polpette sono tante e la farina tende a bruciare nell’olio. Come alternativa lascio le polpette riposare un po’ prima di cucinarle per farle asciugare. Passaggio in frigo va bene, ma bisogna lasciarle a temperatura ambiente almeno un’oretta prima di cuocerle.
  • Cottura in forno non penso riesca a produrre la reazione di Maillard che è quella che dona quel sapore caratteristico della carne cucinata sulla piastra o griglia.
  • Altrettanto la "frittura" in padella non penso produca un risultato ottimale.
  • La cottura in padella con un filo d’olio di oliva produce il risultato migliore.
  • Il passaggio in padella è abbastanza veloce e serve solo a "sigillare" la polpetta e, allo stesso tempo, insaporire la carne creando la reazione di Maillard.
  • La cottura della polpetta viene completata nel sugo lentamente. Il tempo è determinato dal tipo di carni utilizzate e la dimensione. Di solito 30-40 minuti sono sufficienti con carni che reggono la cottura. Altrimenti non più di 20 minuti.
  • È fondamentale lasciare le polpette nel sugo abbastanza a lungo dopo la cottura per amalgamare bene i sapori.
  • La dimensione delle polpette è soggettiva e dipende dall’uso. Quelle della nonna bisognava dividerle almeno a metà per mangiarle. Io le faccio mediamente più piccole per Sofia e sicuramente molto piccole per la lasagna "ricca".
  • Meglio congelare le polpette ancora crude. Su un vassoio ben separate prima, e in un contenitore o zip bag una volta congelate.

Il ragù di Eduardo

“ Sabato, domenica e lunedì “: tre giornate a ciascuna delle quali è dedicato un atto;
tre giornate in cui la tranquilla e laboriosa esistenza di una famiglia della piccola borghesia napoletana, rischia di essere sconvolta dalla accensione di una infondata gelosia.
Anche qui, come nella commedia “ Natale in casa Cupiello “, si assiste ad un rito: la preparazione d’ “ ‘o rraù “. Questo tradizionale piatto partenopeo, preparato con sapienza e amore dalla protagonista, Rosa Priore, ha nella vicenda scenica un antagonista in un’altra pietanza: certi maccheroni alla siciliana, che Peppino Priore, il marito di Rosa, aveva incautamente lodato dopo averli gustati ad un pranzo offertogli dalla giovane nuora.
Questi elogi suscitano in Rosa , che si ritiene e non a torto, una cuoca insuperabile, un risentimento duro a morire. Durerà difatti quattro mesi, durante i quali si insinuerà, nella mente di Peppino, il sospetto che la freddezza e la scontrosità della moglie nei suoi confronti,
siano dovute alla simpatia che le ispira il ragionier Ianniello, il quale elogia continuamente le virtù culinarie di Rosa. Questa gelosia, esasperandosi, raggiunge un effetto aberrante:
Peppino,ormai convinto del tradimento della moglie, medita di uccidere il ragioniere.
Fortunatamente , il suo tormento esplode, proprio durante il pranzo domenicale, mentre sono riuniti attorno al tavolo, elegantemente imbandito, tutta la famiglia e i coniugi Ianniello.
Dopo le mezze frasi, le avvelenate allusioni, Peppino accusa apertamente la moglie di intendersela con il ragioniere. Si scatena il finimondo; Rosa si difende come una leonessa, ma sviene ed è Giuliana, la figlia, ad aprire gli occhi al padre, dimostrandogli che fra lui e la moglie non vi è mai stata una vera comunicazione. Ognuno di loro, aveva tenuto dentro il proprio “rospo”, interpretando male gli atteggiamenti uno dell’altro. Il lunedì la vita torna alla normalità: i due coniugi finalmente si parlano con il cuore in mano e scoprono di essersi sempre voluti bene e di quanto sia profondo e forte il loro amore. Peppino chiede scusa al ragioniere, offrendogli nuovamente la sua incondizionata e serena amicizia.

Sabato. Ampia e linda cucina. Presso il tavolo centrale, c’è donna Rosa che sta preparando il rituale ragù. Sta legando il girello, “il pezzo d’annecchia” di cinque chilogrammi, che dovrà allietare la mensa domenicale. Virginia, la cameriera, gomito a gomito con la padrona, affetta cipolle; ne ha già fatto un bel mucchio, ma ne deve affettare ancora. La poverina ogni tanto si asciuga le lacrime o con il dorso della mano o con l’avambraccio: ma continua stoicamente il suo lavoro.

Rosa:- Hai fatto?-
Virginia (piagnucolando) :-Devo affettare queste altre due.-
Rosa:- E taglia, taglia… fai presto.-
Virginia:- Signo’, ma io credo che tutta questa cipolla “abbasta”.-
Rosa :- Adesso mi vuoi insegnare come si fa il ragù? Più ce ne metti di cipolla più aromatico e sostanzioso viene il sugo. Tutto il segreto sta nel farla soffriggere a fuoco lento.
Quando soffrigge lentamente, la cipolla si consuma fino a creare intorno al pezzo di carne una specie di crosta nera; via via che ci si versa sopra il quantitativo necessario di vino bianco, la crosta si scioglie e si ottiene così quella sostanza dorata e caramellosa che si amalgama con la conserva di pomodoro e si ottiene quella salsa densa e compatta che diventa di un colore palissandro scuro quando il vero ragù è riuscito alla perfezione.-
Virginia:- Ma ci vuole troppo tempo. A casa mia facciamo soffriggere un poco la cipolla, poi ci mettiamo dentro pomodoro e carne e cuoce tutto assieme.-
Rosa :- E viene carne bollita col pomodoro e la cipolla. La buonanima di mia madre diceva che per fare il ragù ci voleva la pazienza di Giobbe. Il sabato sera si metteva in cucina con la cucchiaia in mano, e non si muoveva da vicino alla casseruola nemmeno se l’uccidevano.
Lei usava o il “tiano”di terracotta o la casseruola di rame. L’alluminio non esisteva proprio.
Quando il sugo si era ristretto come diceva lei, toglieva dalla casseruola il pezzo di carne di “annecchia” e lo metteva in una sperlunga come si mette un neonato nella “connola”, poi situava la cucchiaia di legno sulla casseruola, in modo che il coperchio rimaneva un poco
sollevato, e allora se ne andava a letto, quando il sugo aveva “peppiato” per quattro o cinque ore. Ma il ragù della signora Piscopo andava per nominata.-
Virginia (compiacente) :- Certo, quando uno ci tiene passione-
Rosa:- E quello papà, se non trovava il ragù confessato e comunicato faceva rivoltare la casa.-
Virginia:- Povera mamma vosta!-
Rosa:- Ma era pure il tipo che ti dava soddisfazione. Venivano gli amici e dicevano “ Signo’, ma come lo fate questo ragù che fa uscire pazzo costro marito? L’altra sera ci ha fatto una testa tanta…E il ragù di mia moglie sotto, e il ragù di mia moglie sopra…” e mammà tutta
contenta l’invitava; e quando se ne andavano dicevano “ Aveva ragione vostro marito”.
E si facevano le croci…


Ricetta

Ingredienti

  • 1,5Kg di lacerto (pezzo di carne tra il girello e il sottocoscia)
  • 1Kg di spuntature di maiale
  • 400g di concentrato di pomodoro
  • 200g di olio (strutto?)
  • 200g di cipolla tritata
  • il bianco di una costa di sedano
  • 300g di vino bianco secco
  • 200g di parmigiano grattugiato
  • 2l di passata di pomodoro
  • molto basilico
  • 1 carota

Preparazione

Legare la carne (braciole?) non troppo stretta e rosolarla insieme alle spuntature a fuoco medio.

Aggiungere olio, cipolla e sedano, continuando a rosolare, girando la carne spesso, a fuoco molto basso e con coperchio.

Dopo circa un’ora togliere il coperchio e rosolare a fuoco alto sfumando col vino a poco a poco.

Aggiungere qualche cucchiaio di concentrato diluito con un po’ d’acqua e, girando carne e sugo, continuare ad aggiungere concentrato un po’ alla volta man mano che viene assorbito (quest’operazione potrebbe durare anche un’ora).

Versare in due tre volte la passata e la carota a pezzi (per abbassare l’acidità del pomodoro) e un pugno di basilico.

Portare a bollore e abbassare subito al minimo con il coperchio leggermente sollevato.

Adesso inizia il periodo di “peppiamento”, cioè la sobollitura lentissima.

Controllare di tanto in tanto e dopo circa un’ora togliere le spuntature.

Dopo un’altra ora togliere anche la carne e la carota.

Dopo un’altra ora, ora e mezza, spegnere e lasciar riposare anche tutta la notte.


Come consumarlo

Prima di consumare il ragù, rimettere dentro la carni a fuoco molto basso.

Cuocere la pasta al dente, scolare in un recipiente e aggiungere salsa e un po’ di basilico rimestando finché il tutto è ben amalgamato.

Ricoprire con altro sugo, cospargere di parmigiano e decorare con qualche foglia di basilico.

Riscaldare i piatti e portare in tavola.


Source: Isabella Quarantotti De Filippo, “SI CUCINE CUMME VOGLI’I’… La cucina povera di Eduardo De Filippo raccontata dalla moglie Isabella”, VII ristampa luglio 2016, Guido Tommasi Editore

Pasta in salsa di pistacchio

Ingredienti (per 4 persone)

  • 200g di guanciale tagliato a cubetti di circa mezzo centimetro
  • 250g di panna liquida
  • 50-70g di pistacchi sgusciati
  • 50-70g di parmigiano grattugiato
  • 320-400g di rigatoni o paccheri o mezze maniche

Preparazione

Mettere una pentola colma d’acqua a bollire. Quando bolle, aggiungere sale, con attenzione perché il guanciale è già abbastanza sapido, e buttare la pasta.

Nel frattempo soffriggere il guanciale, magari con uno spicchio d’aglio o altro odore a piacere, in una padella capiente a fuoco medio. Unire in un bicchiere alto i pistacchi e la panna e frullare con il minipimer. Aggiungere un po’ d’acqua eventualmente per tenere la salsa liquida.

Scolare la pasta molto al dente conservando l’acqua di cottura e unirla al guanciale in padella. Aggiungere la salsa e saltare finché il tutto è ben amalgamato e la pasta è cotta. Aggiungere acqua di cottura se troppo asciutto.

A fornello spento, aggiungere il parmigiano e mantecare. Aggiungere acqua alla bisogna.

Scarpariello (versione classica)

Ingredienti (per 4 persone)
400-500g di pennette
700-800g di salsa di pomodoro
70g di burro o strutto
50g di parmigiano grattugiato
50g di pecorino romano grattuggiato
100-150g di ricotta di bufala o di pecora (opzionale)
4 cucchiai di olio evo
1 spicchio d’aglio
Peperoncino
Qualche foglia di basilico e 3-4 rametti di prezzemolo

Procedimento
Schiacciare lo spicchio d’aglio e farlo imbiondire nell’olio con il peperoncino in una padella grande abbastanza per saltare la pasta. Quando l’aglio è imbiondito versare la salsa e far cuocere per circa 10-15 minuti a fuoco allegro prima di spegnere.
Nel frattempo, far cuocere la pasta al dente in acqua salata, scolarla e versarla nella padella con il sugo aggiungendo un po’ d’acqua di cottura per amalgamare meglio il sugo con la pasta. A fuoco basso, mescolare bene e aggiungere lo strutto, i formaggi e gli odori tritati continuando sempre a mescolare fino a quando tutti gli ingredienti sono stati inseriti. Quando la pasta è cotta, spegnere e lasciar riposare per 1-2 minuti prima di impiattare e servire.