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Il ragù di Eduardo

“ Sabato, domenica e lunedì “: tre giornate a ciascuna delle quali è dedicato un atto;
tre giornate in cui la tranquilla e laboriosa esistenza di una famiglia della piccola borghesia napoletana, rischia di essere sconvolta dalla accensione di una infondata gelosia.
Anche qui, come nella commedia “ Natale in casa Cupiello “, si assiste ad un rito: la preparazione d’ “ ‘o rraù “. Questo tradizionale piatto partenopeo, preparato con sapienza e amore dalla protagonista, Rosa Priore, ha nella vicenda scenica un antagonista in un’altra pietanza: certi maccheroni alla siciliana, che Peppino Priore, il marito di Rosa, aveva incautamente lodato dopo averli gustati ad un pranzo offertogli dalla giovane nuora.
Questi elogi suscitano in Rosa , che si ritiene e non a torto, una cuoca insuperabile, un risentimento duro a morire. Durerà difatti quattro mesi, durante i quali si insinuerà, nella mente di Peppino, il sospetto che la freddezza e la scontrosità della moglie nei suoi confronti,
siano dovute alla simpatia che le ispira il ragionier Ianniello, il quale elogia continuamente le virtù culinarie di Rosa. Questa gelosia, esasperandosi, raggiunge un effetto aberrante:
Peppino,ormai convinto del tradimento della moglie, medita di uccidere il ragioniere.
Fortunatamente , il suo tormento esplode, proprio durante il pranzo domenicale, mentre sono riuniti attorno al tavolo, elegantemente imbandito, tutta la famiglia e i coniugi Ianniello.
Dopo le mezze frasi, le avvelenate allusioni, Peppino accusa apertamente la moglie di intendersela con il ragioniere. Si scatena il finimondo; Rosa si difende come una leonessa, ma sviene ed è Giuliana, la figlia, ad aprire gli occhi al padre, dimostrandogli che fra lui e la moglie non vi è mai stata una vera comunicazione. Ognuno di loro, aveva tenuto dentro il proprio “rospo”, interpretando male gli atteggiamenti uno dell’altro. Il lunedì la vita torna alla normalità: i due coniugi finalmente si parlano con il cuore in mano e scoprono di essersi sempre voluti bene e di quanto sia profondo e forte il loro amore. Peppino chiede scusa al ragioniere, offrendogli nuovamente la sua incondizionata e serena amicizia.

Sabato. Ampia e linda cucina. Presso il tavolo centrale, c’è donna Rosa che sta preparando il rituale ragù. Sta legando il girello, “il pezzo d’annecchia” di cinque chilogrammi, che dovrà allietare la mensa domenicale. Virginia, la cameriera, gomito a gomito con la padrona, affetta cipolle; ne ha già fatto un bel mucchio, ma ne deve affettare ancora. La poverina ogni tanto si asciuga le lacrime o con il dorso della mano o con l’avambraccio: ma continua stoicamente il suo lavoro.

Rosa:- Hai fatto?-
Virginia (piagnucolando) :-Devo affettare queste altre due.-
Rosa:- E taglia, taglia… fai presto.-
Virginia:- Signo’, ma io credo che tutta questa cipolla “abbasta”.-
Rosa :- Adesso mi vuoi insegnare come si fa il ragù? Più ce ne metti di cipolla più aromatico e sostanzioso viene il sugo. Tutto il segreto sta nel farla soffriggere a fuoco lento.
Quando soffrigge lentamente, la cipolla si consuma fino a creare intorno al pezzo di carne una specie di crosta nera; via via che ci si versa sopra il quantitativo necessario di vino bianco, la crosta si scioglie e si ottiene così quella sostanza dorata e caramellosa che si amalgama con la conserva di pomodoro e si ottiene quella salsa densa e compatta che diventa di un colore palissandro scuro quando il vero ragù è riuscito alla perfezione.-
Virginia:- Ma ci vuole troppo tempo. A casa mia facciamo soffriggere un poco la cipolla, poi ci mettiamo dentro pomodoro e carne e cuoce tutto assieme.-
Rosa :- E viene carne bollita col pomodoro e la cipolla. La buonanima di mia madre diceva che per fare il ragù ci voleva la pazienza di Giobbe. Il sabato sera si metteva in cucina con la cucchiaia in mano, e non si muoveva da vicino alla casseruola nemmeno se l’uccidevano.
Lei usava o il “tiano”di terracotta o la casseruola di rame. L’alluminio non esisteva proprio.
Quando il sugo si era ristretto come diceva lei, toglieva dalla casseruola il pezzo di carne di “annecchia” e lo metteva in una sperlunga come si mette un neonato nella “connola”, poi situava la cucchiaia di legno sulla casseruola, in modo che il coperchio rimaneva un poco
sollevato, e allora se ne andava a letto, quando il sugo aveva “peppiato” per quattro o cinque ore. Ma il ragù della signora Piscopo andava per nominata.-
Virginia (compiacente) :- Certo, quando uno ci tiene passione-
Rosa:- E quello papà, se non trovava il ragù confessato e comunicato faceva rivoltare la casa.-
Virginia:- Povera mamma vosta!-
Rosa:- Ma era pure il tipo che ti dava soddisfazione. Venivano gli amici e dicevano “ Signo’, ma come lo fate questo ragù che fa uscire pazzo costro marito? L’altra sera ci ha fatto una testa tanta…E il ragù di mia moglie sotto, e il ragù di mia moglie sopra…” e mammà tutta
contenta l’invitava; e quando se ne andavano dicevano “ Aveva ragione vostro marito”.
E si facevano le croci…


Ricetta

Ingredienti

  • 1,5Kg di lacerto (pezzo di carne tra il girello e il sottocoscia)
  • 1Kg di spuntature di maiale
  • 400g di concentrato di pomodoro
  • 200g di olio (strutto?)
  • 200g di cipolla tritata
  • il bianco di una costa di sedano
  • 300g di vino bianco secco
  • 200g di parmigiano grattugiato
  • 2l di passata di pomodoro
  • molto basilico
  • 1 carota

Preparazione

Legare la carne (braciole?) non troppo stretta e rosolarla insieme alle spuntature a fuoco medio.

Aggiungere olio, cipolla e sedano, continuando a rosolare, girando la carne spesso, a fuoco molto basso e con coperchio.

Dopo circa un’ora togliere il coperchio e rosolare a fuoco alto sfumando col vino a poco a poco.

Aggiungere qualche cucchiaio di concentrato diluito con un po’ d’acqua e, girando carne e sugo, continuare ad aggiungere concentrato un po’ alla volta man mano che viene assorbito (quest’operazione potrebbe durare anche un’ora).

Versare in due tre volte la passata e la carota a pezzi (per abbassare l’acidità del pomodoro) e un pugno di basilico.

Portare a bollore e abbassare subito al minimo con il coperchio leggermente sollevato.

Adesso inizia il periodo di “peppiamento”, cioè la sobollitura lentissima.

Controllare di tanto in tanto e dopo circa un’ora togliere le spuntature.

Dopo un’altra ora togliere anche la carne e la carota.

Dopo un’altra ora, ora e mezza, spegnere e lasciar riposare anche tutta la notte.


Come consumarlo

Prima di consumare il ragù, rimettere dentro la carni a fuoco molto basso.

Cuocere la pasta al dente, scolare in un recipiente e aggiungere salsa e un po’ di basilico rimestando finché il tutto è ben amalgamato.

Ricoprire con altro sugo, cospargere di parmigiano e decorare con qualche foglia di basilico.

Riscaldare i piatti e portare in tavola.


Source: Isabella Quarantotti De Filippo, “SI CUCINE CUMME VOGLI’I’… La cucina povera di Eduardo De Filippo raccontata dalla moglie Isabella”, VII ristampa luglio 2016, Guido Tommasi Editore

Scarpariello (versione classica)

Ingredienti (per 4 persone)
400-500g di pennette
700-800g di salsa di pomodoro
70g di burro o strutto
50g di parmigiano grattugiato
50g di pecorino romano grattuggiato
100-150g di ricotta di bufala o di pecora (opzionale)
4 cucchiai di olio evo
1 spicchio d’aglio
Peperoncino
Qualche foglia di basilico e 3-4 rametti di prezzemolo

Procedimento
Schiacciare lo spicchio d’aglio e farlo imbiondire nell’olio con il peperoncino in una padella grande abbastanza per saltare la pasta. Quando l’aglio è imbiondito versare la salsa e far cuocere per circa 10-15 minuti a fuoco allegro prima di spegnere.
Nel frattempo, far cuocere la pasta al dente in acqua salata, scolarla e versarla nella padella con il sugo aggiungendo un po’ d’acqua di cottura per amalgamare meglio il sugo con la pasta. A fuoco basso, mescolare bene e aggiungere lo strutto, i formaggi e gli odori tritati continuando sempre a mescolare fino a quando tutti gli ingredienti sono stati inseriti. Quando la pasta è cotta, spegnere e lasciar riposare per 1-2 minuti prima di impiattare e servire.

Scarpariello (versiona di casa mia)

INGREDIENTI PER QUATTRO PERSONE: 300 grammi di filetto di pomodoro oppure concentrato di pomodoro sciolto in acqua calda oppure la salsa del giorno prima; 400-500 grammi di pennette o bucatini; olio extra vergine di oliva; uno spicchio d’aglio; peperoncino; pecorino; parmigiano; altri formaggi a piacere (io preferisco la ricotta o scamorza); basilico fresco; sale quanto basta.

PREPARAZIONE: in una padella fate soffriggere olio, peperoncino e aglio. Quando quest’ultimo è imbiondito, aggiungete il filetto di pomodoro. Tenete sul fuoco per un quarto d’ora. Nel frattempo cuocete la pasta al dente e, dopo averle scolata, saltatela in padella con un po’ di acqua di cottura della pasta, il sugo e i formaggi. Mescolate il tutto per qualche minuto finchè il condimento non si amalgama bene con la pasta e, prima di servire, aggiungete qualche fogliolina di basilico fresco e un filo di olio extravergine d’oliva a crudo.

Polenta con gamberoni in salsa di pomodoro

Ieri pomeriggio, Gio io e Laki siamo andati a passeggiare sulle colline dietro Grinzing. Abbiamo lasciato l’auto a Leopoldsberg e siamo scesi giù fino A Kalenbergsdorf ad altezza del Danubio e poi su di nuovo. Il viottolo e le scale erano innevate e/o ghiacciate, era scivoloso e Laki tirava come al solito, ma solo in discesa. Per fortuna, siamo ritornati sani e salvi e con un discreto appetito. Allora abbiamo pensato a qualcosa di veloce da preparare e la scelta è caduta su una polenta arricchita con una salsa in cui abbiamo saltato alcuni gamberoni. Una ricetta piacevole, facilissima e, soprattutto, velocissima.

Un po’ di oluo in padella con uno spicchio d’aglio. Ad aglio dorato, abbiamo aggiunto un barattolo di salsa di pomodoro e abbiamo lasciato andare. Nel frattempo, avevamo messo a scongelare i gamberoni in acqua corrente. I gamberoni erano già decapitati ed avevano il dorso tagliato, quindi la pulitura è stata molto veloce. A salsa tirata, abbiamo aggiunto un po’ di sale e i gamberoni. Fatti rosolare un po’ su entrambi i lati, abbiamo aggiunto un quarto di bicchiere di vino rosso (salice salentino) e tirato il tutto un paio di minuti a fornello alto.

Per la preparazione della polenta abbiamo seguito le istruzioni sulla busta quasi alla lettera eccetto per l’acqua, ne abbiamo usata un po’ di meno per avere una polenta un po’ più consistente. Quindi, abbiamo fatto bollire 550cc di acqua salata con un cucchianino da te` di sale fino e aggiunto a pioggia 200 grammi di farina di polenta mescolando fino ad ottenere un composto denso. Abbiamo poi rimesso la pentola sul fornello e, sempre mescolando con un cucchiaio di legno, abbiamo riportato la polenta ad ebollizione e subito dodo l’abbiamo servita e mangiata condita con la salsa ed i gamberoni. Una vera squisitezza. Potrei dire quasi un incontro a Teano di gusti (la polenta l’ho preparata io e il sugo Gio)!